L'EDUCAZIONE

Il bambino del cane e il cucciolo d’uomo
Dott.ssa Cinzia Barillaro, etologa, insegnante, educatore cinofilo AIECI

Ero bambina, in giardino con Lilli. Dopo qualche anno di letture appassionate di libri e libretti sull’educazione del cane ero pronta a iniziare una sessione istruttiva. Doveva esserlo per Lilli. Per cui una mano spinge il sederino a terra, l’altra trattiene su il collare. “Brava!” coccole. Si rifà: “Seduta!”, “Brava ora a terra”…ma una voce di tuono mi gela dal cielo! “Non si trattano così gli animali, questo è maltrattamento!!! Ora smettila!!! Se un cane impara qualcosa lo deve apprendere per amore e solo per amore!!!”.
Quella voce non era Dio, era mia mamma affacciata alla finestra del bagno che brandiva un battipanni col quale penso avrebbe dovuto sbattere il tappetino steso sul davanzale.
Lì per lì ha salvato Lilli, ma in realtà me e tutti i cani a venire.

L’educazione Cinofila sulla base degli studi del comportamento e della psicologia del cane.

Ne è passato di tempo ma fu quello uno dei noccioli per cui ora educo i cani secondo una scuola di pensiero e di azione basata sull’ascolto e rispetto reciproci. Non ci sono perdenti e vincitori, dominatori e schiavi. Noi umani possiamo essere per i cani che ci accompagnano padri e madri, maestri, guide e amici. L’educazione gentile e relazionale che abbiamo abbracciato porta la famiglia umana a stare bene se anche il cane sta bene e viceversa, in una corrente di dialogo gestuale empatico.

Fin da cuccioli

Sui cuccioli della nostra specie nessuno ha più dubbi. Alle buone maniere vanno educati già molti anni prima di frequentare le elementari. Sui piccoli di cane abbiamo invece altre idee. Come sono carini, che facciano quello che vogliono, poi ad un anno li educheremo. Ma non sono assai carini anche i nostri cuccioli rosa? Deliziosi! Eppure papà e mamma iniziano subito fra coccole e carezze a indossare i panni di primissimi educatori: pappa a certi orari, si dice grazie e per piacere, si mangia con le posate, non picchiare tuo fratello…
Un tempo il cane veniva addestrato a partire dall’anno di vita perché i metodi usati dagli addestratori erano simili a quelli di un domatore del circo (e poveri animali costretti nei circhi), coercitivi e brutali. Un cucciolo di due mesi ci sarebbe morto. Per fortuna gli studiosi del comportamento animale hanno messo in luce le caratteristiche del comportamento dei cani in rapporto ai loro antenati, i lupi, i loro meccanismi di apprendimento, le regole sociali che tengono coeso il clan familiare, le qualità psichiche.
Da queste osservazioni è scaturito un nuovo modo di avvicinarsi al cane. Non più da addestratori, ma come educatori rispettosi della natura del cane sia come specie sia come individuo.

I risultati?

Se a un bambino si dice: Studia la matematica! se no ti do uno scappellotto che te lo ricordi!
Oppure: Studia la matematica, tesoro. Ti sto accanto. Sei hai difficoltà ti aiuto. Dai che dopo ti aspetta pane e nutella. Quale sarà l’effetto?
Il bimbo studierà comunque la matematica, ma nel secondo caso potrebbe anche finire col piacergli.
Così per il bambino, tanto vale per il cucciolo del cane.
Con un metodo o con l’altro potrebbe comunque ubbidirvi, ma con “le cattive” potrebbe risentirne, provare turbamento o chiudersi a riccio, diventare pavido o aggressivo, in ogni caso può soffrirne.

Con il secondo approccio impara volentieri, si appassiona al processo di apprendimento, vi partecipa sentendosi libero e attivo. Ne risultano rinforzati il proprio senso di auto-stima e auto-efficacia. Di fronte “ai fossati della vita” trova soluzioni, si ingegna fiducioso.
Importante è cominciare fin dalla primissima età, quando imparare e assimilare è molto più facile..
Ecco abbiamo un cucciolo che abita con noi. La sua mamma è scomparsa all'improvviso. Prova allora a rivolgersi agli umani della sua nuova famiglia.
È dal giorno stesso in cui arriva il cucciolo a casa che il compagno umano si trasforma in genitore supplente e quindi anche in educatore.
Il cucciolo è in grado di apprendere tutte le semplici regole del vivere quotidiano con naturalezza e gioia. Ha bisogno di sentire la famiglia capace di essergli guida affettuosa, punto di riferimento comprensivo e coerente per crescere sereno.

È dal giorno stesso in cui arriva il cucciolo a casa che il compagno umano si trasforma in genitore supplente e quindi anche in educatore.

È essenziale tenere il cucciolo a stretto contatto con la famiglia affinché possa sentirsene un membro legittimo. Egli osservando e interagendo impara. E i tempi dell'infanzia canina galoppano. È importante che le prime esperienze positive a livello sociale, con gli altri cani, le persone umane, gli ambienti fisici di vita avvengano entro i primi quattro mesi di vita, come nei bambini entro i tre anni. In questo periodo deve rapportarsi con altri cuccioli, con adulti di buon carattere e tolleranti, con cani adulti, severi ma equilibrati, che insegnino la sintassi della comunicazione canina al piccino. Inoltre hanno bisogno di rapportarsi con gioia a più tipi umani, in divisa e col cappello, con o senza barba…e agli ambienti più vari, da quelli cittadini, al mare, alla campagna…sicché nei primi quattro mesi circa, nel piccino si crei “la culla” per elaborare con serenità le esperienze future.
Il cucciolo ha innanzitutto bisogno di sentirsi amato e questa sensazione passa attraverso le coccole, il parlare con lui con tono dolce, i sorrisi, il giocare con lui.
Il piccolo ha anche bisogno di crescere e quindi di mettersi alla prova, di imparare a comunicare correttamente con noi, di maturare autostima e un senso di autoefficacia.

Questo implica di capire quali sono le cose che lo motivano ad agire, cioè quelle che gli piacciono. Gestire e dosare queste risorse preziose in modo stimolante rassicura il cane, riduce gli stati d'ansia, la possessività e la gelosia.
Per esempio, io posso andare da lui e coccolarlo tanto, oppure chiamarlo a me e dargli comunque tante coccole quando arriva.

Che differenza c'è?

Il cucciolo, nel primo caso riceve una “benedizione”, si sente amato per quello che è, riconosciuto e accettato per il fatto stesso di esistere. Di questo ne ha bisogno anche l’adulto, anche noi umani per la verità, figuriamoci il piccino.
Se questa fosse però la nostra unica modalità di approccio, il cagnolino, a seconda del carattere, potrebbe montarsi la testa, considerandosi "un principino", alcuni arrivano a pretendere i benefici. Altri, al contrario, rischiano di diventare passivi o percepire come vacua l’esistenza, si annoiano.
Nel secondo caso ha ricevuto perché ha operato: viene gratificato per aver risposto a una chiamata con l’iniziativa di arrivare. Si sente gratificato dal suo operato, percepisce di essersi guadagnato le coccole e inizia a stimarmi capace di attivare una comunicazione non verbale interessante per lui e verrà viepiù consolidata in lui la certezza di essere in grado di proporre soluzioni e risposte efficaci, cosa che va a incrementare la sua autostima. È la base di un rapporto di reciprocità.

Ignoriamo le marachelle, per cui no alle sgridate e alle punizioni, sono mortificanti e umilianti. Ma siamo pronti a premiare con coccole, sorrisi, bocconcini prelibati, giocattoli gli atteggiamenti di calma, la tranquillità, le espressioni gentili, i comportamenti adeguati. Il cucciolo, creatura giocherellona, apprezzerà queste forme di proposte ludiche, quasi fossero degli indovinelli per lui: “indovina come fare a ottenere qualcosa di buono”. Se gli lasciamo il tempo e la serenità di cimentarsi e provare, sperimenterà diverse soluzioni fino a ottenere la soddisfazione cercata.
Ad esempio, quando il cucciolo sta distruggendo la maglietta nuova carpita dal cesto della biancheria, sarà opportuno distrarlo, chiamarlo a noi e premiarlo giocando con lui, andando a riporre la maglietta solo in un secondo momento, senza attribuire alcuna importanza all'evento.

Se invece lo sgridiamo o lo manipoliamo, spostandolo, prendendolo e trasportandolo contro la sua volontà, rischiamo di creargli delle insoddisfazioni e delle frustrazioni per cui andiamo a compromettere un possibile rapporto di fiducia e di collaborazione. Inoltre può anche instaurarsi un circolo vizioso per il quale il cucciolo metterà in atto strategie distruttive proprio per attrarre la nostra attenzione, in fondo per sgridarlo lo guardiamo e ci rivolgiamo comunque a lui, e lui continuerà a comunicare strappando le federe, perché farsi punire è pur sempre un modo per farsi notare.
Ma è chiaramente una modalità irrequieta, che cerca altro, vorrebbe un’armonica coesistenza, ma il cucciolo non sapendo che altro fare, combina guai.
Sarà molto importante offrirgli la nostra amicizia offrendogli la strada per quell’armonico stare insieme, proponendo cose fattibili.
Ad esempio se ignoriamo le calze tutte strappate, lui le lascerà perdere. Al contempo, se proponiamo un gioco con la sua e solo sua treccia a tira e molla, si divertirà e crescerà con noi.
Fondamentale è giocare assieme, cimentandoci in soluzioni inventive e sempre nuove in modo da aiutarlo anche nello sviluppo dell'attività mentale.
Per esempio: seguendo il metodo tradizionale di insegnamento, abbassando a terra il sederino con leggera pressione della mano, il cucciolo impara il seduto.

Si tratta di una nostra iniziativa. Se lui si sottopone, sarà premiato.
Il metodo gentile prevede invece che si dia al cucciolo un'indicazione gestuale, come ad esempio mettere una mano aperta sopra al suo naso. A questo punto può operare tante diverse scelte: annusarla, saltellare, toccarla con una manina e infine, perplesso sedersi.
Noi lasciamo fare tutto, con serenità, ma quando piega le ginocchia e fa per sedersi si esclama con dolcezza: “Bravo!” Poi gli si fornisce il premio. A questo punto l'educazione procede anche per l'iniziativa del cane stesso che viene portato a riflettere sulle soluzioni messe in atto e a selezionare quelle che più lo gratificano.
È il motivo per cui queste sessioni di lavoro sono utili anche per calmare gli stati di eccitazione di alcuni cani ipercinetici, poiché questo sistema aiuta la canalizzazione delle energie fisiche in energie mentali.

Osservare il cucciolo attentamente e instaurare una libera collaborazione farà di lui un cane felice e sereno.